Paola Severino: la parità di genere parte dalla formazione
“Credo che per ottenere un vero gender balance, basato non più su incentivi utili ma transitori, quanto su un pieno riconoscimento del merito e del valore di una donna, occorre partire dalla formazione”: sono le parole di Paola Severino, Presidente di SNA e Vicepresidente dell’Università LUISS Guido Carli, che sarà presto tra gli ospiti del Festival dell’Economia di Trento.
Le proposte in ottica di parità di genere si moltiplicano da anni, in Europa come in Italia, ma c’è ancora tanto da fare: l’obiettivo comune è liberare il potenziale delle donne, un motore importante per la crescita del Paese. In Italia però persistono ostacoli culturali e stereotipi fin troppo radicati, che vanno abbattuti prima di poter procedere spediti verso l’obiettivo. La parità di diritti e opportunità va introdotta in tutti gli ambiti, dall’occupazione al supporto all’imprenditorialità, dal bilanciamento di vita privata e impegni lavorativi fino alla formazione.
“Alle ragazze va spiegato che non ci sono limiti alle loro capacità e alla loro libertà di scelta, che le materie STEM e quelle letterarie sono ugualmente accessibili a tutte”, ha commentato Paola Severino. “Bisogna creare nelle Scuole e nelle Università percorsi educativi che insegnino alle ragazze, ma anche ai ragazzi, che la parità di genere è un vero e proprio diritto”.
L’accesso ai ruoli apicali è ancora lontano, per troppe donne in carriera. Le donne con incarichi di CEO e Presidenti in società quotate resta esiguo, come sottolineato anche da Paola Severino: “Quando dal piano della formazione si passa a quello della carriera, occorre trovare dei meccanismi che mettano in mostra il valore delle tante donne che meritano”. Facendo riferimento alla propria esperienza, la Presidente di SNA dichiara di aver conosciuto e formato moltissime donne capaci, che spesso propone per ruoli rilevanti. “Mi capita quasi sempre, dopo aver suggerito un nome con questo metodo, di sentirmi rispondere “Ah vedi, hai ragione, non ci avevo pensato”. In questo “non ci avevo pensato” sta il vero gap da vincere”.
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