Il grande cinema USA rivive con La Verdi

Si comincia stasera con Max Steiner e la leggendaria colonna sonora di King Kong (1933), si chiude domenica 30 con le atmosfere di Nino Rota per Guerra e Pace (1956) e quelle di Ennio Morricone per Nuovo Cinema Paradiso (1988): più di mezzo secolo di grande musica e grande cinema rivive sul palcoscenico di largo Mahler, dove la Verdi presenta, per questa settimana e la prossima, due programmi sinfonici dedicati agli anni d’oro di Hollywood e Cinecittà.

Un ritorno al grande schermo, a due anni dal successo con il cinema di Chaplin. L’appuntamento di oggi (20,30) che sarà riproposto domenica alle 18, è un lungo viaggio nella fabbrica dei sogni a stelle e strisce, in quella Hollywood del dopo muto, tra la metà dei Trenta e le soglie degli anni Sessanta, in cui il cinema s’impose come intrattenimento di massa. Un’epoca di profonda evoluzione nel linguaggio musicale applicato al grande schermo: se sulle prime i produttori si mostrarono scettici, ben presto nutrite schiere di compositori invasero gli Studios. Decisiva l’influenza dei compositori europei, molti dei quali ripararono negli Usa negli anni del nazismo: è il caso di Franz Waxman, di cui ascolteremo i lavori per La sposa di Frankenstein di James Whale (1935) e Viale del tramonto di Billy Wilder (1950). La musica da film era ancora squisitamente sinfonica, riccamente orchestrata; dominava la tecnica del Mickey-mousing , con il movimento musicale che imitava l’azione visiva, e i personaggi erano associati a temi ben riconoscibili, di ispirazione tardoromantica. Le prime dissonanze, in linea con quanto stava avvenendo nella storia del sinfonismo, furono introdotte con i noir, o con film drammatici come Giorni perduti , sempre di Wilder, con musiche dell’ungherese Miklós Rósza (1945). Alcuni capolavori dell’epoca sono quasi impensabili senza il relativo sottofondo musicale: pensiamo al sodalizio, negli anni Cinquanta, fra Bernard Herrmann e Alfred Hitchcock ( Vertigo e Psycho ). Fra i maestri americani che si cimentarono nella musica da film ci fu pure Leonard Bernstein che mise la firma sul pluripremiato Fronte del porto (1954) di Elia Kazan, con un grande Marlon Brando. Chiude il programma un altro Bernstein, Elmer, con la musica per il western I magnifici sette (1960).

Sul podio, come nel 2013, lo specialista Timothy Brock, americano di Olympia. In apertura di programma, le note della nona Expo Variation di Nicola Campogrande, dedicata all’Ungheria. Sulla variazione Malesia , invece, si aprirà l’appuntamento di giovedì 27 (ore 20,30) e domenica 30 (18), sulla «Golden Age of Cinecittà»: memorabili collaborazioni del cinema tricolore che vanno dal neorealismo alla fine del secolo scorso, e che hanno segnato l’immaginario di intere generazioni, da Fellini e Rota a De Sica e Cicognini, Tornatore e Morricone, Benigni e Piovani. Alla direzione un altro ritorno: il maestro Giuseppe Grazioli, che proprio con la Verdi sta curando, per Decca, l’integrale sinfonica di Rota. Intanto proseguono gli appuntamenti cameristici di San Gottardo (ore 11), con il concerto del 23 dedicato ai compositori francesi. Il 30 gli ottoni della Verdi ripercorrono cinque secoli di storia musicale, mentre il 31, per «Nutrire lo spirito», arriva alla basilica di sant’Angelo la musica sacra di Luis Bacalov (20,30). Fuori Milano c’è la rassegna «Armonie sul lago di Verbania» che vede impegnati musicisti della Verdi fino a settembre inoltrato (a soli 5 euro per gli over 60). Simone Finotti (Il Giornale)

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