Carlo Malinconico: “Poca trasparenza, giornali penalizzati”

«LA NOSTRA iniziativa – spiega Carlo Malinconico, presidente della Fieg – parte dalla situazione oggettiva dell’editoria italiana, che si trova ad essere penalizzata dal modo in cui Google utilizza articoli e commenti delle testate giornalistiche».

In che senso?
Carlo Malinconico «Bisogna tener presente che il contenuto editoriale della notizia e i commenti costituiscono un forte richiamo per chi naviga su Internet. Si è calcolato che questo contenuto editoriale, che è poi il lavoro dei giornalisti delle singole testate, costituisce il 30% del motivo per cui si naviga nella Rete e si approda a quel sito specifico».

Lei dice che interessa perché è un buon prodotto giornalistico.
Carlo Malinconico «Certo. È un prodotto di qualità che agli editori costa. Ma dalla lettura tramite il motore di ricerca, nulla va a chi ne ha sostenuto i costi. E a Google vanno rilevanti ricavi pubblicitari come motore di ricerca».

Secondo la Fieg vi è dunque un guadagno per Google che dovrebbe invece spettare a chi ha redatto e reso pubblica la notizia o il commento?
Carlo Malinconico «Vi è una netta sproporzione tra chi riempie di contenuti le notizie diffuse dalla Rete, un’attività che ha un alto costo materiale, e chi invece semplicemente le utilizza ponendole in Rete. Gli editori, di fatto, sono penalizzati. E questo a noi non pare giusto».

Voi sollevate anche un altro problema: il modo in cui Google dà la priorità a una fonte informativa e tende ad escluderne un’altra.
Carlo Malinconico «Esiste un problema di trasparenza nel modo in cui il motore di ricerca indirizza l’attenzione del navigante. Google utilizza un complesso algoritmo segreto – che viene costantemente modificato – che instrada verso una testata e ne esclude altre. C’è poca trasparenza».

Sulle news di Google gli editori possono inserire della pubblicità sulle proprie pagine. Rende?
Carlo Malinconico «Anche qui c’è un problema. Google comunica quale è la quota che spetta all’editore, ma non fa sapere quanto gli rimane. Certo, nessuno obbliga gli editori a rivolgersi al motore, ma non ci si può trovare di fronte ad un prendere o lasciare. Dalla sua posizione dominante Google ci mette con le spalle al muro: o accetti le nostre regole o sei fuori. Ed essere fuori dal motore di ricerca significa non esistere».

Cosa chiedete all’Antitrust?
Carlo Malinconico «Di fare piena luce riportando il tutto in una giusta e chiara posizione giuridica».

 

FONTE: Il Resto del Carlino
AUTORE: Marco Sassano

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