INTERVISTA AL PRESIDENTE FIEG, CARLO MALINCONICO

La Fieg ha aderito all’iniziativa del Comieco “La carta unisce gli italiani”: quale è stato il significato di questa iniziativa?

Nella ricorrenza dei 150 anni dell’Unità del Paese, la struttura itinerante ideata dal Comieco ha voluto raccontare attraverso le pagine dei giornali di allora il ruolo fondamentale svolto dalla carta e, soprattutto, da quella stampata nel tormentato processo di unificazione. Non a caso, l’itinerario programmato ha ripercorso le stesse tappe dell’epopea dei Mille di Garibaldi: Genova, Marsala, Messina, Reggio Calabria, Salerno, per culminare, infine, nella Capitale. La Fieg ha aderito con convinzione all’iniziativa, anche perché al suo interno sono ancora presenti e vitali testate che furono testimoni dei moti risorgimentali come la Gazzetta di Mantova, la Gazzetta di Parma e la Gazzetta Piemontese (poi diventata La Stampa). Proprio questi giornali hanno messo a disposizione le prime pagine dei numeri che, il 27 novembre 1871, riportarono il discorso di Vittorio Emanuele II con la celebre frase: “L’Italia è restituita a se stessa e a Roma”.

Secondo Lei, Dott. Malinconico quale è stato il ruolo della stampa nel processo di unificazione italiano?

È stato un ruolo fondamentale. La storia del Risorgimento si intreccia strettamente con la storia del giornalismo italiano. E’ una trama comune, proprio perché l’incredibile proliferazione di fogli e gazzette ha agito come elemento essenziale per la formazione di una coscienza nazionale, alimentando l’insofferenza verso i regimi dispotici e autoritari presenti in molte aree del Paese. Dal Conciliatore, diretto da Silvio Pellico, la cui opera – come Metternich stesso ammise – danneggiò l’Austria più di una battaglia perduta, all’Antologia di Gian Pietro Viesseux, dagli Annali Universali di Gian Domenico Romagnosi, alla Giovane Italia di Mazzini; dall’Indicatore Livornese di Rattazzi al Politecnico di Carlo Cattaneo; dal Risorgimento di Cavour e Cesare Balbo al Diario del Popolo diretto da Goffredo Mameli.

Dott. Malinconico, quale è il ruolo oggi, al tempo di Internet e del giornalismo 2.0, della carta stampata?

Resta un ruolo fondamentale. La carta stampata ha unito gli italiani e ancora oggi li unisce. Anche nell’era digitale la stampa mantiene il primato come luogo di formazione dell’opinione pubblica, nonostante i motori di ricerca e social network. Lo testimoniano i 24 milioni di italiani che ogni giorno leggono un quotidiano e i circa 32 milioni che leggono un periodico settimanale o mensile. Sono dati rilevanti, ma v’è di più. Sono oltre 12 milioni gli utenti che ogni giorno si informano entrando nei siti internet dei quotidiani. Questi dati sono importanti da sottolineare perché tracciano un percorso che il mondo dell’editoria ha ormai intrapreso da tempo e sul quale si misurerà la sua capacità non solo di mantenere ma anche di consolidare il ruolo di fondamentale attore del sistema dei mass media nel nostro Paese. I giornali, con le loro redazioni, restano il punto di riferimento principale della professione giornalistica, il luogo in cui maturano i temi del dibattito di attualità e spesso gli altri mezzi di comunicazione riprendono e rilanciano quanto prodotto dai giornali.

Una sfida che Carlo Malinconico vede per la Fieg in futuro?

La sfida è proprio sul terreno delle tecnologie digitali e delle innumerevoli applicazioni che esse consentono. Già da tempo gli editori hanno avviato strategie operative articolate nel senso che i loro prodotti vengono diffusi attraverso piattaforme online e offline, il cui comune denominatore è il trattamento digitale dei contenuti editoriali. E’ un aspetto molto positivo, in quanto proietta le imprese in una dimensione nella quale il “core business” sarà sempre l’informazione, veicolata però attraverso una pluralità di mezzi (carta, web, cellulare, radio, televisione e tablets). Rispetto alla complessità dei processi in atto, la Fieg dovrà sempre più operare perché il legislatore avverta l’urgenza di modificare ed integrare un impianto legislativo e regolamentare che non appare ancora adeguato alle crescenti esigenze di innovazione che manifesta il settore dell’editoria giornalistica.

FONTE: Rivista Anci

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