Contrastare Mafia e Coronavirus: l’intervista a Paola Severino
Che la mafia e altre organizzazioni criminali possano sfruttare l’emergenza sanitaria ed economica per riprendere forza è un pericolo reale: nessun Paese deve abbassare la guardia. Lo sottolinea Paola Severino, Vice Presidente dell’Università Luiss Guido Carli e già Ministro della Giustizia nel Governo Monti, intervistata in merito dall’Institut Montaigne. Due le considerazioni teoriche espresse. La prima: “Le organizzazioni criminali in Italia sono state fiaccate da un sistema normativo e giudiziario che le ha combattute in maniera molto energica“. A tal proposito “abbiamo seguito gli insegnamenti di Giovanni Falcone, giudice eroico vittima della mafia, condensabili in due storici detti: taglia l’erba sotto i loro piedi e segui il cammino del denaro“. In questo modo “siamo riusciti non solo a condannare i capi delle grandi cosche mafiose, ma anche a sequestrare gli immensi patrimoni prodotti dai reati di mafia. Fiaccare però non vuol dire eliminare e dunque il fuoco è rimasto a covare sotto la cenere“. E da qui la seconda considerazione: “Un organismo indebolito ma non vinto cerca ovviamente tutte le strade possibili per rinforzarsi“. Una situazione di indebolimento del tessuto sociale come quella creatasi per effetto dell’emergenza rappresenta dunque un’opportunità “per fare proseliti oppure cercare di insinuarsi nel tessuto delle imprese per investirvi denaro proveniente da attività criminali molto redditizie, come il traffico di droga e di armi“.
Sul piano pratico, Paola Severino racconta quanto è emerso “entrando in contatto con i dirigenti di alcune scuole del sud che partecipavano con l’Università di cui sono vice Presidente, la Luiss, a un progetto di rafforzamento della legalità“. Una “verifica sul campo” come la definisce nell’intervista: “Essi hanno avuto un importante ruolo di “sensori dell’allarme sociale” e mi hanno mostrato che nel sud alcune famiglie di artigiani, ambulanti, lavoratori stagionali, avevano perso ogni fonte di guadagno e dunque versavano in una situazione di assoluta povertà. Queste famiglie erano state avvicinate da persone appartenenti ad associazioni criminali che fornivano loro pacchi di alimenti in cambio, come è facile immaginare, di un futuro reclutamento“. Per quanto riguarda il Nord Italia invece “la rappresentazione riguardava lo stato disastroso delle imprese, soprattutto piccole e medie, fermate dal blocco della produzione, bisognose di finanziamenti ed esposte al rischio di acquisizioni da parte di organizzazioni ancora dotate di fondi neri da impiegare“. Il Governo italiano quindi ha fatto bene “a provvedere immediatamente al finanziamento di famiglie e di piccole e medie imprese“.
Ma questo è un problema “non certamente limitato all’Italia” come osserva Paola Severino: “Le grandi organizzazioni criminali internazionali hanno raccolto immensi capitali in nero, che hanno sottoposto a varie fasi di money laundering, per poi impiegarlo in investimenti apparentemente leciti. Fiumi di denaro originati da ogni tipo di traffico illecito, che – così come il coronavirus – non si fermano davanti a nessun confine e confluiscono nella economia internazionale“. Non solo: “Fiumi di denaro che cercano le strade più facili da percorrere, attraverso il fenomeno del cosiddetto forum shopping, per radicarsi nei Paesi in cui il livello di attenzione è minore, il livello della legislazione meno adeguato alle dimensioni del fenomeno, il livello delle sanzioni è meno alto e il tragico evento della pandemia genera lucrose occasioni di acquisizione di imprese indebolite dalla mancanza di liquidità“.
Cosa fare dunque per arginare il rischio? Paola Severino suggerisce innanzitutto un monitoraggio di tutti i fenomeni che possono essere frutto di attività della criminalità organizzata, dagli “enormi guadagni provenienti dal traffico di droga, di armi e di uomini, che hanno alimentato per anni il terrorismo e che oggi potrebbero essere utilizzati per sollecitare nuove forme di proselitismo integralista, occasionate proprio dalla povertà e dalla fame in cui possono trovarsi oggi molte famiglie di immigrati in Europa” alle “movimentazioni di denaro sporco e al loro investimento, reso più facile da quei Paesi che, ritenendo – o meglio illudendosi – di essere immuni da infiltrazioni di associazioni criminali, non si sono dotati di adeguati strumenti di prevenzione del riciclaggio, né di sistemi di sequestro preventivo e successiva confisca di denaro di sospetta provenienza“. Mai sottovalutare il fenomeno quindi: “Il coordinamento europeo in materia deve avvenire sapendo che non vi sono Paesi esenti, che non bisogna abbassare la guardia e che bisogna armonizzare al massimo le legislazioni in modo che, almeno in Europa, non vi siano zone franche o aree meno fortemente presidiate“.
Per maggiori informazioni:
https://www.institutmontaigne.org/en/blog/mafia-time-covid-19-crisis-european-challenge