Giudici e carriere politiche: l’editoriale di Carlo Malinconico su “Il Messaggero”
Tra il 15 settembre e il 15 ottobre 2021 si terranno in Italia le elezioni amministrative di oltre 1.300 Comuni, tra i quali anche importanti città quali Roma, Milano e Napoli. Tra candidature confermate, come consuetudine nel contesto italiano, anche nomi di importanti rappresentati del sistema giudiziario. Sul rapporto tra politica e magistrati in tempo di elezioni è intervenuto Carlo Malinconico, giurista e Ordinario di diritto dell’Unione Europea con una forte esperienza maturata grazie ad aver ricoperto numerosi ruoli istituzionali. In un editoriale pubblicato sul quotidiano “Il Messaggero”, ha sottolineato i rischi di credibilità della magistratura. I costi di una campagna elettorale difficilmente possono essere coperti senza risorse esterne, di conseguenza i magistrati che partecipano alle competizioni provocano dubbi sull’imparzialità e sull’indipendenza di tutto il sistema. È il motivo per cui, come evidenzia nell’Editoriale, nella Costituzione è prevista la possibilità di limitare l’iscrizione dei magistrati ai partiti. Scarsi i tentativi di legiferare in tal senso, almeno fino al 2006, con la legge 269 che definisce illecito disciplinare l’iscrizione o la partecipazione sistematica e continuativa a partiti politici anche per i magistrati collocati in aspettativa per motivi elettorali (escamotage usato per aggirare una delle disposizioni della legge n°287 del 2000 che rendeva ineleggibili i magistrati che esercitavano sui territori contesi alle elezioni). Un impianto riconosciuto anche dalla Corte costituzionale. Carlo Malinconico spiega infatti che la disposizione del 2006 era stata impugnata dal Consiglio superiore della magistratura, in quel caso, “espressione della corporazione più che autorità indipendente”. La Consulta ha ritenuto giustificati i limiti all’attività politica dei magistrati in nome della particolare delicatezza delle funzioni giudiziarie. Secondo i principi costituzionali, il magistrato deve essere e anche apparire indipendente e imparziale, proprio perché rappresentante dell’ordine giudiziario. La speranza, conclude Carlo Malinconico, è che la pronuncia della Corte sia alla base delle riforme che verranno presentate dal Ministro Cartabia.