“Salviamo i referendum”: l’articolo di Gianni Prandi (Assist Group) su “L’Espresso”
“La democrazia che torna nelle nostre mani. Sì, perché la Costituzione è una macchina meravigliosa, complessa come il meccanismo di un orologio che riesce a funzionare soltanto bilanciando pesi e contrappesi, ma progettata guardando ai tempi futuri”. Così Gianni Prandi, fondatore della società di comunicazione e marketing strategico Assist Group, comincia il suo editoriale sul referendum, definito dall’imprenditore come un “freno d’emergenza” a disposizione del popolo per imporre la propria volontà in un Paese democratico.
L’articolo, pubblicato su “L’Espresso”, è un inno alla libertà dei cittadini di essere padroni della democrazia ma anche un monito ai tanti astensionisti che rinunciano alla loro più importante forma di libertà: quella di voto. Il fondatore di Assist Group parla di una crisi della democrazia, causata da una sempre più crescente sfiducia nei partiti e testimoniata dal boom di astensioni alle ultime elezioni. Una “deriva rinunciataria” i cui effetti possono essere però controvertiti dai referendum. “È un potere straordinario – scrive Gianni Prandi – tanto temuto dalla partitocrazia da averla spinta a lanciare campagne per invitare i cittadini “ad andare al mare” e non partecipare all’unica consultazione in cui possono scegliere senza demandare il compito ai parlamentari”.
L’imprenditore prova a rammentare il grande potere di questa “bacchetta magica offerta ai cittadini per sciogliere i nodi irrisolti e obbligare la classe politica ad affrontare nuovi temi di discussione”, la stessa che negli anni ‘70 consentì di mettere in moto dei processi di trasformazione sociale e politica attraverso l’imposizione di diritti fondamentali come il divorzio e l’aborto. Oggi i temi al centro dei prossimi referendum sono altri ma altrettanto importanti: i licenziamenti, la sicurezza nei luoghi di lavoro, l’uso improprio dei contratti a termine. “Si riscontra in generale un grande vuoto di informazione, che porta ancora tanti a non conoscere o non comprendere la consultazione, anche se si tratta di problemi reali e molto sentiti”, osserva. Da qui la necessità di far capire ai cittadini “che referendum significa libertà: è l’unico strumento che permette di rimettere la volontà delle persone al primo posto e rianimare la democrazia”.
Gianni Prandi conclude l’articolo invitando i lettori a “tornare a essere padroni della democrazia” mediante la partecipazione ai quattro referendum promossi dalla CGIL che riguardano l’abrogazione dei licenziamenti del Jobs Act, la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese, l’eliminazione dell’uso indiscriminato dei contratti a termine, l’esclusione della responsabilità solidale di committente, appaltante e subappaltante negli infortuni sul lavoro. A questi se ne aggiunge un quinto che propone invece di dimezzare, da 10 a 5 anni, i tempi di residenza legale in Italia per richiedere la cittadinanza.
Per visualizzare l’editoriale:
https://lespresso.it/c/-/2025/2/12/salviamo-i-referendum/52761