Alessandro Benetton: “per noi innovazione significa sviluppo”

Il focus di Capital su Alessandro Benetton

L’abbigliamento è la nostra storia di ieri, oggi e domani», dice Alessandro Benetton, vicepresidente esecutivo di Benetton Group e consigliere d’amministrazione di Edizione Srl, la holding dì famiglia. Con i marchi United Colors of Benetton, Sisley e Playlife, il gruppo genera un fatturato totale che supera i 2,1 miliardi di euro. La parola che riassume gli oltre quarant’anni di lavoro del nostro gruppo è sempre stata la stessa: innovazione. Per noi, questo termine, oltre a costante ricerca del nuovo, ha sempre avuto il significato di fattore di sviluppo». Quando è nata ufficialmente, nel 1965. Benetton era già un’impresa innovativa in tutti comparti, nella ricerca dei materiali e nell’organizzazione produttiva, nella rete di distribuzione come in comunicazione. Il primo stabilimento (costruito a tempo di record, soli 13 mesi, a Ponzano, vicino a Treviso) può contare su novità come l’aria condizionata e il sistema di illuminazione naturale, allora davvero rivoluzionarie.

Proprio perché è stato voluto da Luciano e progettato dall’architetto Scarpa, per riflettere un’idea di azienda nuova a tutti i livelli. Ma il tratto più innovativo è il modello di business attivato dai Benetton, che porta a una produzione flessibile, di capi pronti, tinti solo all’ultimo minuto, sulla base delle reazioni in quella stagione da parte dei clienti dei negozi. Un’idea geniale nella sua semplicità, che Luciano svelò nell’intervista a Capital nel 1983, realizzata con un primitivo sistema di informazione (non c’era internet): ogni sera la rete di negozi mandava i dati a Ponzano, che colorava i golf grezzi in base alle preferenze. Quindi senza rischi di stock di magazzino invenduti. Una formula che seduce con impressionante rapidità il mercato italiano ed estero. Il primo negozio all’estero, a Parigi, viene inaugurato nel 1969, e in dieci anni il volume delle esportazioni sale al 60% della produzione. Nel 1980 il marchio sbarca Oltreoceano con il primo store a New York, in Madison Avellile, due anni dopo, ecco il debutto a Tokyo. Una delle nostre leve di crescita fu la capacità di entrare nei mercati con spirito di iniziativa, collaborazione, flessibilità», dice Alessandro Benetton.

Il gruppo comincia a investire e a lavorare in partnership con imprenditori locali, sviluppando nuova occupazione anche al di fuori di Ponzano. In questa logica, estranea a ogni pregiudizio politico o ideologico, abbiamo aperto negozi a Cuba nel pieno dell’embargo statunitense, in Urss al tempo della guerra fredda, a Sarajevo durante il conflitto nei Balcani». Gli anni 80 hanno visto una svolta epocale, segnata dal passaggio dal basso profilo tenuto sino a quel momento a una potente accelerazione nel settore della comunicazione e della pubblicità. Benetton ha iniziato allora a pubblicizzare il marchio e, grazie alla collaborazione con Oliviero Toscani, attraverso campagne spesso scioccanti, si impegnò a confrontarsi con temi come la guerra, la malattia, la discriminazione, il razzismo. Argomenti che hanno finito per imporsi per il loro spessore culturale, accrescendo la notorietà del marchio. Nel 1986 la quotazione alla borsa di Milano, seguita da quella a Francoforte e New York: è l’inizio di un cammino che, attraverso importanti acquisizioni dallo Stato, impegnato nelle privatizzazioni, porterà Edizione Srl ad un fatturato consolidato che si aggira intorno agli 11.4 miliardi di euro, con oltre 90mìa addetti, e con attività che spaziano dal retail, con le partecipazioni in Gruppo Benetton e Autogrill, alle infrastrutture (autostrade), dai servizi per la mobilità all’immobiliare, agricolo (tenuta Maccarese), alberghiero, sportivo.

Nel 1991 è uscito il primo numero della rivista Colori, in quattro lingue, diffusa in 40 paesi; il 1994 è stato l’anno di nascita di Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione. Gli anni 2000 hanno visto il gruppo crescere di pari passo con i mercati: vengono prodotti più di 150 milioni di capi l’anno, distribuiti in oltre 6 mila negozi in 120 paesi diversi. Il 2009 è stato l’anno di Opening Soon…un programma per applicare idee di design agli spazi di vendita: la nuova frontiera dei negozi Benetton parte da Istanbul, con il flaghsip store progettato da Piero Lissoni. Il 2010 si è aperto con il progetto It’s my rime, il primo casting globale per la selezione, in 217 paesi, dei 20 protagonisti della comunicazione Benetton di domani. Un lavoro straordinario condotto da Alessandro Benetton nell’industria, pur essendosi preparato soprattutto nella gestione dei patrimoni fin dagli anni trascorsi in Goldman Sachs. Un impegno che ha riportato in auge l’azienda e che gli è valso nel 2010 l’onorificenza di cavaliere del lavoro.

FONTE: Capital

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