Federico Motta Editore: l’origine della musica elettronica

La musica rappresenta una delle espressioni artistiche più antiche del mondo: l’arte di mettere insieme una serie di suoni che risultino gradevoli all’orecchio di chi li ascolta. Le melodie che erano soliti ascoltare gli antichi greci erano però sicuramente molto diverse da quelle a cui siamo abituati oggi. D’altronde, come è successo a tutte le forme d’arte, anche la musica è andata incontro a continui cambiamenti, dovuti a una moltitudine di fattori direttamente o indirettamente collegati ad essa. Nel saggio scritto da Franco Fabbri per Federico Motta Editore si parla di una delle più grandi rivoluzioni avvenute in campo musicale, che ha a che fare con l’avvento della musica elettronica nel Novecento, caratterizzata appunto dall’impiego di strumenti elettronici. In La musica elettrificata e i nuovi strumenti musicali si torna alle origini di ciò che ha in seguito permesso il successo di grandi icone della musica come Jimi Hendrix.
Nell’enciclopedia di Federico Motta Editore si parte dagli albori della musica elettrificata con la spiegazione di cosa sia un telharmonium, probabilmente il primo strumento a sfruttare i suoni prodotti dall’elettricità, nonché il più pesante di tutti (pesava all’incirca 200 tonnellate). Fu inventato nel 1902 dallo statunitense Thaddeus Cahill. Seppur non riscosse un grande successo e venne utilizzato soltanto in pochissime esibizioni, fu da ispirazione per la creazione di altri strumenti musicali elettrici. Nel 1920 il fisico sovietico Leon Termen inventò il theremin, uno strumento che non prevedeva il contatto fisico con l’esecutore e che affascinò tantissimi artisti. Il theremin era costituito da una bobina, un triodo e un condensatore che venivano alimentati da due generatori di frequenza. Il suono prodotto era da molti considerato a metà tra il futuristico e l’inquietante, proprio per questo è stato utilizzato anche in diverse colonne sonore di film horror, thriller e fantascientifici. Tra questi: Io ti salverò di Alfred Hitchcock, La moglie di Frankenstein di James Whale e La fabbrica di cioccolato di Tim Burton. Persino i Beach Boys, celebre gruppo rock californiano degli anni ’90, rimasero estasiati dal suono del theremin, al punto di introdurlo nel loro singolo Good Vibrations.
Come riportato nel saggio di Federico Motta Editore, è dal perfezionamento degli strumenti elettronici del Novecento che sono poi nati i grandi “classici” come la regina indiscussa: la chitarra elettrica. Ideata per la prima volta da Adolph Rickenbacker nel 1931, la chitarra elettrica divenne lo strumento protagonista dapprima della musica jazz e poi del rock. Si può affermare che il suo massimo livello di maturazione lo abbia raggiunto negli anni ’60 con Eric Clapton e Jimi Hendrix. Con l’avanzare delle tecnologie, anche gli strumenti sono diventati sempre più sofisticati (si pensi ad esempio ai sintetizzatori) e hanno fatto pian piano il loro ingresso in un numero sempre maggiore di generi musicali. Che si tratti di disco music, rock o hip hop, oggi l’elettronica gioca un ruolo fondamentale nella musica.

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