Edilizia: come ridurre l’impatto ambientale? L’esempio del progetto di Antonio Franchi per Palazzo Ravasio

Il connubio tra edilizia e sostenibilità è un elemento diventato ormai fondamentale per ridurre l’impatto ambientale. Molte aziende, tra cui The Residenze guidata da Antonio Franchi, sono impegnate nell’implementazione di tecniche adeguate ad assicurare un maggiore sviluppo sostenibile.
L’introduzione di alcune misure, ad esempio il Superbonus 110%, ha dato un forte impulso al settore delle costruzioni. Tuttavia, l’edilizia continua a produrre una grande quantità di emissioni di CO2 con consumi di energia elevati: il Ministero dello Sviluppo Economico ha confermato, attraverso il documento “Strategia per la riqualificazione del parco immobiliare nazionale”, che in Italia circa il 45% dei consumi finali di energia e il 17,5% delle emissioni dirette di CO2 dipendono dal settore civile. Anche le risorse consumate, la loro estrazione e lavorazione, la produzione di rifiuti, il rumore e le polveri prodotte in cantiere hanno un forte impatto sull’ambiente.
Come valutare quindi questo impatto? Tra le diverse possibilità, il sistema Life Cycle Assessment (LCA) prende in considerazione l’intero ciclo di vita di un prodotto o edificio e ne valuta l’impatto ambientale. L’approccio “dalla culla alla tomba” considera invece tutte le fasi necessarie per la realizzazione di un edificio, valutandone al contempo scarti ed emissioni. Un’altra opzione è poi la Carbon Footprint, ovvero una metodologia utilizzare per misurare gli impatti ambientali associati al prodotto oggetto di analisi, espressi in CO2 equivalente. Anche i protocolli quali il LEED, ITACA o BREEAM valutano diversi aspetti relativi agli edifici attraverso un sistema a punteggio. E ancora, le etichette come l’Ecolabel e l’EPD (Environmental Product Declaration) indicano il grado di sostenibilità di un prodotto edile. A tale proposito, il progetto di Antonio Franchi per la ristrutturazione di Palazzo Ravasio (Verona) prevede la verifica e la selezione di materiali certificati e conformi ai requisiti prestazionali di emissività.
Una volta valutato l’impatto, è quindi necessario mettere in atto strategie in grado di ridurlo. La tecnologia è di fatto uno strumento utile per la sostenibilità dei processi edilizi: l’ottimizzazione consente infatti di ridurre gli sprechi e di pianificare meglio le attività. Per tale motivo si parla sempre più spesso di BIM (Building Information Modeling). La rappresentazione virtuale dell’edificio consente attività di controllo e analisi lungo tutto il processo edilizio, aumentando la produttività, l’efficienza, la qualità e la sostenibilità del costruito. Anche i principi della bioedilizia hanno un ruolo fondamentale: durante i processi di costruzione è fondamentale concentrarsi inoltre sui materiali naturali e riciclati, sulle risorse prelevate localmente, sugli edifici performanti ed energeticamente efficienti e sulle fonti di energia rinnovabile. In quest’ottica il team guidato da Antonio Franchi è impegnato nella trasformazione dello storico palazzo veronese in un edificio in classe A. L’utilizzo di fonti rinnovabili, di impianti all’avanguardia (due generatori in pompa di calore aria-acqua e un meccanismo di ventilazione), di sistema di isolamento ad hoc e una scelta di materiali ecosostenibili (finestre in legno e pavimenti biocompatibili) faranno di Palazzo Ravasio uno stabile capace di tutelare l’ambiente e garantire allo stesso tempo il massimo comfort abitativo.
Oltre a ciò, è inoltre necessario porre particolare attenzione alle fasi di costruzione e all’eventuale demolizione degli edifici: in campo edilizio è pertanto opportuno tenere conto della produzione di polveri e rifiuti, dell’emissione dei rumori, di eventuali sversamenti e del consumo di acqua. Anche in questo caso per il progetto di Antonio Franchi è previsto un monitoraggio costante e attento di tutte le attività edilizie: dalla posa dei materiali alla pulizia del cantiere.

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