Il focus di Federico Motta Editore sulla semiotica, la scienza dei segni

Che cos’è la semiotica e di cosa si occupa? Federico Motta Editore ha pubblicato un articolo sul proprio sito dedicato all’argomento, riprendendo le spiegazioni della docente ed esperta di semiotica Valentina Pisanty, autrice di un saggio pubblicato su La Filosofia a cura di Umberto Eco e Riccardo Fedriga.

Come prima definizione per il termine semiotica si potrebbe utilizzare quella di “una branca della filosofia che studia i segni”. Le radici di tale disciplina sarebbero da far risalire all’antica Grecia, quando nacque una prima riflessione sui segni, nel senso di “interpretazione di determinati segni” nell’ambito dell’astrologia e della medicina, ma anche di “teoria del segno” nella sfera della filosofia. Tra Ottocento e Novecento inizia poi ad assumere la forma di una scienza che si occupa del segno, grazie all’opera di pionieri come Sanders Peirce (1839-1914) e Ferdinand de Saussure (1857-1913). I due arrivano a concepire “una scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale” (Saussure), vale a dire una “disciplina della natura essenziale e delle varietà fondamentali di ogni possibile semiosi” (Peirce). Gli studiosi si focalizzano dunque su due aspetti diversi, dando origine ad approcci a prima vista incompatibili ma che in realtà si presuppongono. Da un lato c’è quello strutturalista di Saussure che si focalizza sull’analisi della lingua come sistema di segni interconnessi e che si rifà all’idea che il significato dei segni dipenda dalle loro relazioni all’interno del sistema linguistico. Dall’altro c’è invece l’approccio pragmatista di Peirce, che si concentra sui processi di interpretazione e sulle interazioni nei contesti sociali.

Valentina Pisanty, docente di semiotica all’Università di Bergamo, allieva di Umberto Eco all’Università di Bologna e autrice di diversi saggi sulla semiotica e la narratologia, spiega che “l’interpretazione […] richiede il ricorso a una qualche lingua o codice, ovvero alla memoria strutturalmente organizzata di una serie di esperienze comunicative precedenti; d’altra parte la lingua è il prodotto, in continua trasformazione, della cristallizzazione sociale di un numero altissimo di episodi comunicativi e interpretativi”.

A partire dal XX secolo la semiotica si è espansa, trovando applicazione in una moltitudine di discipline: dall’antropologia alla psicologia, dalla comunicazione alla letteratura. È stato però grazie a figure chiave quali Roman Jakobson, Claude Lévi-Strauss, Émile Benveniste e Roland Barthes, che viene riconosciuta negli anni Sessanta del ‘900 come una disciplina a sé stante. La semiotica ha avuto un impatto significativo sulla narratologia, la materia che esplora le strutture universali della narrazione. Bartes, Eco e altri studiosi hanno contribuito a delineare come il significato di un testo emerga attraverso l’interazione tra il testo stesso e l’interprete.

Umberto Eco, collaboratore di lunga data di Federico Motta Editore, ha sottolineato in particolare l’importanza del lettore nella costruzione del significato, evidenziando come nel testo siano presenti delle “istruzioni” implicite che guidano l’interprete, il quale raccoglie e integra i significati intertestuali.

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